Caro lettore,
ogni anno dicembre torna a ricordarci quanto sia facile lasciarsi trascinare da un’atmosfera che sembra sospesa perché mentre le strade si riempiono di luci e l’odore dei dolci attraversa i vicoli come una promessa, succede qualcosa di molto semplice ma puntuale: la nostra parte razionale si mette in un angolo e, senza nemmeno accorgercene, iniziamo a considerare normale ciò che un mese prima avremmo giudicato esagerato. Così ogni acquisto sembra più leggero, ogni regalo appare quasi necessario, ogni prezzo si addolcisce al punto da farci pensare “va bene, dai, è Natale”.
È sorprendente come la festa più attesa dell’anno riesca a spingerci verso scelte che non ci appartengono; rincorriamo il regalo ideale, la tavola perfetta, la bottiglia che sappiamo già che finirà in un brindisi troppo veloce per giustificare ciò che è costata, e intanto cerchiamo di trasformare la casa in un’immagine da film, come se quell’estetica avesse davvero il potere di rendere tutto migliore. Nel frattempo non ci accorgiamo di quanto l’entusiasmo possa aprire piccole crepe nel nostro equilibrio, crepe che prese singolarmente sembrano irrilevanti, ma che sommate hanno un peso importante.
Ma quando ce ne accorgiamo? Subito dopo il 6 gennaio.
Ed è proprio in quel momento, quando le luci si spengono e il ritmo torna quello di sempre, che l’incantesimo si dissolve. Le spese che ci erano sembrate innocue iniziano a pesare, la carta di credito racconta una storia meno romantica, e la sensazione di aver un po’ esagerato diventa evidente. Non è che gennaio sia crudele, semplicemente è onesto: toglie la musica di sottofondo e ci restituisce ciò che abbiamo scelto di ignorare.
Questo, però, non significa affatto che dovremmo trasformare il periodo più luminoso dell’anno in un esercizio di austerità; al contrario, vuol dire che possiamo viverlo con una serenità diversa, più consapevole, meno condizionata dall’idea che il valore delle feste si misuri attraverso ciò che compriamo. Quando ci fermiamo un attimo prima di acquistare qualcosa, quando ci chiediamo se quel gesto ha davvero un senso o se stiamo solo seguendo un impulso, scopriamo che il Natale non perde nulla ma è fonte di guadagno di autenticità.
E la verità è che non serve alcuna competenza finanziaria per proteggersi da questo meccanismo, ma solo la capacità di ricordarsi che l’affetto non si pesa in euro e che tutelare il proprio equilibrio economico non rovina la magia, semmai la rende più leggera e più sincera.
Perché, il Natale non ha bisogno di essere perfetto per essere bello; ha bisogno che noi lo viviamo senza dover pagare a gennaio il prezzo dell’illusione.
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