spread

Chi ha paura dello Spread

In questi giorni mi è tornata in mente una vecchia storiella sentita circa 7 anni fa. Un consultente incontra una sua cliente  e chiede: “Signora come va?”. La vecchietta gli risponde: “Va tutto male, poi con questo spread che va male ancora peggio”. “Ma signora cos’è lo spread?”, “Ah non lo so, ma siccome sento che va male, allora penso che va male anche per me”. Ecco in questo giorni, così come nel 2011 alla vigilia del governo Monti, parlare di spread è tornato di moda, spesso anche in maniera errata. Innanzitutto partiamo dal significato usando il dizionario inglese-italiano: spread vuol dire, tra i vari significati, allargamento o, come diremmo noi in italiano “parlato”, differenza. Ecco lo spread è la differenza tra due valori. Nel nostro caso lo spread di cui parliamo è quello che misura la differenza tra il rendimento di un Bund a 10 anni (titolo di stato tedesco), ed il nostro Btp a 10 anni, cioè quanto rende in più il nostro titolo di stato rispetto a quello tedesco. Un aumento di tale differenza può avvenire per due motivi: o perchè scende il rendimento di quello tedesco o perchè aumenta il rendimento di quello italiano (in aritmetica diremmo o aumenta il minuendo, o diminuisce il sottraendo). Lo spread però è anche un indice che esprime  il grado di affidabilità, vera o presunta, di uno Stato: più alti sono gli interessi che si pagano, meno ci si fida, più aumenta lo spread. Nel corso degli ultimi 8 anni abbiamo visto lo spread innalzarsi fino a 575 punti (ho ancora impresso il titolo de Il Sole 24ore del 10 novembre 2011), e scendere sotto i 100 bp. Probabilmente il rialzo di questi giorni è legato ad un fattore prettamente politico, non necessariamente negativo per ciò che potrebbe essere. I mercati normalmente non gradiscono l’incertezza. Quando c’è incertezza c’è molto nervosismo e la volatilità aumenta. Prova ne è che proprio oggi, quando in teoria un esecutivo meno “ostile” all’Europa potrebbe vedere la luce, i mercati sono negativi e lo spread continua a salire (mentre scrivo il FTSE MIB per oltre il 2% e lo spread è a quota 232). Dobbiamo star male anche noi come la vecchietta della storiella iniziale? La risposta è ovviamente no se il nostro portafoglio è ben diversificato. E’ una fase di mercato che ovviamente passerà. Prendendo in prestito una battuta di un vecchio film mi viene da dire: “è il mercato bellezza”.